La Chiesa ha permesso il culto delle spoglie mortali dei martiri fin dall'antichità. Perciò le reliquie dei santi circolano, soprattutto in epoca medievale, per tutta l'Europa. Anche per quanto riguarda San Vito la ricerca e la venerazione delle reliquie furono un fenomeno notevolissimo, sviluppatosi particolarmente nel corso del Medioevo.
Per quanto riguarda le storie relative alla sepoltura e al trasferimento delle reliquie di San Vito, ci sono differenti tradizioni che fanno riferimento ad alcune aree geografiche principali: la Lucania, Polignano, la Francia, la Sassonia e la Boemia.
Secondo quanto riferisce un racconto, composto forse nell'XI secolo ed edito nel 1721, Fiorenza, principessa di Salerno, salvata da una tempesta nel fiume Sele grazie all'intercessione di San Vito, fece voto a Dio di dare sepoltura al martire. San Vito le aveva chiesto di essere seppellito, insieme a Modesto e Crescenza, in un luogo detto Mariano, ma non sapendo Fiorenza di quale posto si trattasse, fece seppellire i tre corpi vicino al fiume e ordinò che lì fosse costruita una chiesa; qui in seguito si recarono molti fedeli, i quali chiesero ed ottennero numerosi miracoli.
Dopo diversi anni il fratello della nobile Fiorenza si ammalò e un angelo apparve alla donna, chiedendo sepoltura nel luogo detto Mariano e indicandone l'ubicazione presso la città pugliese di Polignano. Le reliquie dei santo furono, quindi, trasportate in quel luogo che si trovava sotto la giurisdizione del vescovo di Canosa e, in base al racconto, la traslazione avvenne nel IX secolo e si celebra il 26 Aprile.
Un altro racconto narra della traslazione delle reliquie di San Vito dall'Italia in Francia e fa parte di una più ampia narrazione relativa all'opera di propagazione dei cristianesimo in area tedesca, operata dai Carolingi.
Secondo questo filone narrativo, al tempo del re Pipino il Breve (VIII-IX sec.), l'abate Fulrado del monastero di San Dionigi, presso Parigi, si recò a Roma per raccogliere reliquie dei martiri e trasportarle nel suo convento, in modo da accrescerne la fama. Un uomo devoto, che accompagnò il monaco nel viaggio, trovò in un luogo imprecisato le reliquie di San Vito e le portò con sè in Francia, custodendole in un luogo altrettanto sconosciuto, nei pressi del monastero di San Dionigi, dove poi venne costruita una chiesa dedicata al santo martire e dove le reliquie rimasero dal 756 fino all'anno 836.
La vicenda del successivo trasferimento delle reliquie di San Vito dalla Francia in Sassonia, riferita da un altro filone della tradizione, potrebbe essere collocata nel contesto della cristianizzazione dei popoli germanici sottomessi da Carlo Magno. La diffusione del cristianesimo fu sostenuta dalla fondazione di nuovi monasteri e dalla dotazione di reliquie di santi, ritenuti modelli di virtù cristiane e dispensatori di grazie. Il racconto relativo a questa vicenda, edito negli Acta Sanctorum alla fine dei XVIII secolo, narra il viaggio compiuto dalle reliquie di San Vito dalla Francia al monastero di Corbeia Nova (Corvey), dove arrivarono due giorni prima della festa del santo, celebrata il 15 giugno.
L'abbazia era stata fondata per contribuire alla conversione dei sassoni ed era divenuta presto una delle più ricche e famose dell'Europa centrale; qui le reliquie, giunte nell'anno 836, furono venerate ininterrottamente, anche dopo la soppressione del monastero nel 1803. Durante il percorso compiuto per raggiungere il monastero si verificarono numerosi prodigi in tutte le città e i villaggi toccati dal corteo di monaci e devoti; si narra che molti fedeli, accorsi presso il feretro del santo per chiedere grazie, ricevettero la guarigione dalle malattie. I miracoli continuarono anche dopo la deposizione delle reliquie nell'abbazia e moltissimi fedeli si recarono a Corvey, provenienti da ogni luogo.
Una tradizione abbastanza diffusa riferisce che dall'abbazia di Corvey vennero fatte diverse distribuzioni delle reliquie di San Vito, alcune raggiunsero l'Istria, altre la zona del Mar Baltico, mentre a Praga giunse, nel 935, un braccio del santo, posto poi nel tesoro della cattedrale dedicata proprio a San Vito. La reliquia sarebbe arrivata a Praga per volere di San Venceslao duca di Boemia, che la ottenne per intercessione di Enrico I, dopo l'invasione della Boemia. Secondo un'altra tradizione la testa, e non il braccio, di San Vito giunse a Praga, ma solo nel 1325, per volere di Carlo IV e, in quell'occasione, fu edificata una chiesa intitolata al santo.
Bisogna aggiungere, a questi racconti, le innumerevoli notizie che indicano la presenza delle reliquie del santo nei posti più svariati dell'Italia e dell'intera Europa.
Reliquie di S.Vito, da molti secoli, sono custodite anche nella nostra basilica e sono venerate con speciale onore.